lunedì 5 dicembre 2016

L'EDITORIALE - Vince l'Italia del web: i nuovi scenari di una politica globalizzata

Immagine di repertorio tratta dal web

L'EDITORIALE (di Luisa Todisco) - L’Italia si sveglia all’alba del 5 dicembre, a margine di una battaglia referendaria che non ha risparmiato colpi. L’Italia si risveglia, senza dubbio acciaccata, massacrata, bombardata da una politica che ha perso in coerenza, ma ha guadagnato in demagogia, populismo e “mi piace” sui social network. L’Italia del web ha vinto.  
Una politica,  non legata dall’unicità degli obiettivi, ma saldata, di certo, dall’odio sviscerato contro la personificazione dello scontento popolare, ha avuto la meglio.  
Ora in nostro bel Paese può iniziare a tirare le somme. Era un referendum sulla riforma costituzionale, ma non solo. Questo giustifica la violenza che è straripata da ogni discorso, da ogni dibattito, da ogni “post” o “twitt” cliccato sulla tastiera. La propaganda fatta e vissuta direttamente dal proprio divano è quella del 2016, un proselitismo in pigiama e pantofole, insomma. Addio alle belle vecchie apecar da cui gli attivisti,dotati di megafono, incitavano gli italiani a scegliere tra la Repubblica e la Monarchia. 
La vittoria del Sì avrebbe cambiato definitivamente gli scenari politici  costringendo molti personaggi  ad abbandonare la loro poltrona: Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani, Renato Brunetta sono solo alcuni dei nomi che probabilmente il popolo italiano non avrebbe sentito più pronunciare; ciò spiega l’accanimento e la decisione di “unire le forze”con Lega e M5S, contro il nemico comune, pur avendo radici politiche diverse( la vera spina nel fianco di questa vittoria). 
Il Sì garantirà alla “terza” Repubblica di resistere ancora qualche anno, prima che il Movimento 5 Stelle non si garantisca la maggioranza dei consensi popolari. Ed ora, in effetti, gli occhi sono tutti puntati sulla Casaleggio associati. Potrebbero rischiare di smettere troppo  presto di “fare comunicazione di massa” e dover assumersi la responsabilità di governare. Due strade, di certo, diametralmente opposte, visto che al contagio popolare (o populista, che dir si voglia) bisogna poi includere l’avviamento di un programma di governo che si basa sul consenso parlamentare e non sulla rivolta del No. Oggi gli oppositori, i rivoluzionari, i garantisti della Costituzione dovranno sedersi a un tavolo e unire i loro programmi “alternativi” a quello del premier dimissionario. E già le posizioni si dividono su temi quali l’immigrazione, la moneta unica e l imprenditoria. Le dimissioni di Matteo Renzi calano il Paese in una nuova incertezza economica e sarà difficile, per chi  assumerà l’onere di formare un governo tecnico (almeno fino alle prossime elezioni) prendere in mano le redini del sistema. Occorrerà un dialogo con le banche, la Comunità Europea, e i poteri forti, organismi bersagliati dai propagandisti del No. Sarà interessante osservare le decisioni che l’eterogeneo gruppo “Salva - Costituzione” prenderà su temi che fino ad oggi sono stati  “condivisi” come il cancro del Paese, dimenticando un debito che L’Italia ha proprio con questa Europa che ci ha salvato dal collasso economico. “Oneri e onori” ha ripetuto il Presidente del Consiglio uscente, oneri e onori spettano ai successori che democraticamente hanno avuto la maggioranza dei consensi vincendo, senza ombre di dubbio, sul cambiamento. 
Non può passare, a mio avviso, inosservata la metodologia propagandistica che ha dominato gli scenari in questi mesi: la politica dell’Uno vale Uno, l’appropriazione da parte del Popolo Italiano del diritto “non Costituzionale” di giudicare, massacrare, lapidare con un semplice click sulla tastiera qualsiasi personaggio a lui sconveniente. I video, che osannavano la capacità di zittire, distruggere, eliminare in pochissimo tempo gli avversari politici,  sono stati innumerevoli sui social network  e acquisivano migliaia di condivisioni, di consensi, di “mi piace”. 
Questo particolare e nuovo fenomeno sociologico dovrebbe farci riflettere sul rischio di perdere attenzione e capacità riflessiva e assorbire come una spugna messaggi, di certo più immediati, ma non sempre attendibili e veritieri. Il popolo italiano sarà evidentemente stanco di non riuscire ad arrivare a fine mese, combattere  la precarietà del lavoro, la malasanità, la povertà, ma, di certo, non dovrebbe mai stancarsi di ragionare, riflettere, pensare con la propria testa senza perdere in dignità e coerenza. Parlare con la propria voce e non affidarsi alla semplice condivisione di un post.  
Accontentarsi dell’ombra della realtà e non della realtà stessa, avrebbe detto un Platone post moderno catapultato nel XXI sec. Il rischio è cadere in una sconosciuta forma di dittatura intellettuale, dove l’oppresso chiuso inconsapevolmente in una caverna digitale crede di vivere libero, ma rimane incatenato all’apparenza spacciandola per conoscenza. E’ forse questo il rischio più grave per questo nostro nuovo bel Paese. W l’Italia, W  gli italiani allora, quelli che scelgono in libertà, non dimenticano la storia e dicono No, questa volta, alla globalizzazione del pensiero.